Dopo una brutta esperienza, molte persone affermano di essere cambiate. Sono quelle persone che precipitano, toccano il fondo, e poi trovano la forza per riemergere. Riemergono con una nuova consapevolezza, con un insegnamento che portano dentro di sé, qualcosa che le cambia per sempre. Ma il cambiamento è poi così reale?

Io non la penso così. C’è un detto che mi viene in mente e che penso possa calzare a pennello: “Chi nasce tondo, non può morir quadrato”. Questo detto riassume bene la mia visione del cambiamento: quello che spesso avvertiamo come un profondo mutamento, una rinascita, un nuovo modo di vedere le cose, è davvero un cambiamento?

Oppure è solo un adattamento, un’evoluzione del nostro modo di essere, del nostro approccio alla vita, rispetto alle circostanze che ci troviamo ad affrontare?

Personalmente credo che sia più corretto parlare di evoluzione piuttosto che di cambiamento radicale. Noi non cambiamo davvero nella nostra essenza più profonda. Ci adattiamo, impariamo dalle esperienze, e in questo processo finiamo per assumere nuovi comportamenti, nuove prospettive. Ma l’essenza di chi siamo, quel nucleo intimo e autentico, resta la stessa.

Ti sarà capitato almeno una volta nella vita di fermarti a riflettere su cosa stai facendo, su dove stai andando. Sembra che tutto sia sempre fermo, che nulla cambi mai davvero, e invece, se guardi bene, ti accorgi che ne hai fatta di strada. Ti accorgi che le cose sono cambiate e, soprattutto, che sei cambiato anche tu. Non importa se in meglio o in peggio: quello che conta è che il cambiamento è parte della vita. Ma è un cambiamento che spesso avviene attraverso piccoli aggiustamenti, attraverso un adattamento progressivo alle circostanze.

Cominci a pretendere invece di accontentarti. Cominci a combattere invece di incassare. Cominci a guardare in alto invece di tenere lo sguardo basso.

Questi cambiamenti non sono il risultato di una trasformazione radicale, ma di una serie di piccole esperienze, di errori e lezioni apprese. E di errori, ne facciamo tanti. È più facile, in quei momenti, dare la colpa agli altri, trovare scuse, cercare capri espiatori. Ma la verità è che siamo noi i veri registi della nostra vita, oltre che gli attori principali. Ogni errore, ogni caduta, ci insegna qualcosa. E noi facciamo tesoro di quegli errori, cerchiamo di evitare che accadano di nuovo. Ma, in tutta onestà, accadranno comunque. E quando accadranno, saremo pronti ad affrontarli con la maturità che abbiamo guadagnato attraverso le esperienze precedenti.

Questo è il vivere. Questo è l’andare avanti.

Non si cambia, si cresce. È un adattamento continuo, una costante maturazione. Cambiamo il modo in cui reagiamo, cambiamo le nostre aspettative, la nostra visione del mondo. Ma non diventiamo qualcun altro, non stravolgiamo la nostra essenza. E questo non è un male. La nostra crescita personale è il risultato di tutto ciò che abbiamo vissuto, di ogni caduta e di ogni volta che ci siamo rialzati. Ogni passo, ogni inciampo, ogni successo ha contribuito a farci evolvere, a renderci le persone che siamo oggi.

E quindi, quando qualcuno dice di essere cambiato, forse è più corretto dire che è cresciuto, che ha imparato qualcosa di nuovo, che ha trovato un nuovo modo di affrontare il mondo. Ma il suo cuore, la sua anima, restano le stesse. Sono stati solo modellati dalle esperienze, non trasformati radicalmente.

Crescere significa fare pace con chi siamo, accettare le nostre debolezze e imparare a trasformarle in punti di forza. Significa capire che non saremo mai perfetti, ma che possiamo sempre migliorare. Significa adattarsi, ma non snaturarsi. Ed è questo che rende la vita interessante: non la promessa di diventare qualcuno di completamente diverso, ma la possibilità di diventare la versione migliore di noi stessi, passo dopo passo, esperienza dopo esperienza.

Quindi no, non si cambia veramente, almeno non come potremmo immaginare. Ma si cresce, e in questo processo di crescita, impariamo a vivere davvero.